L’uomo dei campi
Patty Li Vecchi

TRAMA
“Sono un contadino. Voglio vivere nella mia terra e prendermene cura”. Era la frase che ripeteva spesso Salvatore, alla gente che gli chiedeva cosa volesse fare nella vita. Nato e vissuto a Monreale in provincia di Palermo. Ha avuto una bella famiglia numerosa, cercando di prendersi cura dei propri cari, nonostante il suo handicap fisico a volte glielo impedisse. In una Sicilia che tanto gli ha dato e altrettanto gli ha tolto, viene ricostruito il percorso della sua vita: fatti, avvenimenti, narrati dalla voce della figlia Patrizia. Un tributo speciale a un uomo che ha saputo vivere con coraggio l’incognita del domani senza un futuro certo. Una vita fatta di stenti e piccole gioie, colmata dall’amore incondizionato di quattro figli e dai loro sorrisi. L’amore di una figlia per un padre. Perché anche nella semplicità di zappare la terra esiste la maestosità di un grande uomo.
L’UOMO DEI CAMPI
Il testo mi ha accolto con una dichiarazione d’amore: quella che l’autrice dedica al suo papà.
Da queste prime battute è già chiaro il rapporto speciale che queste due anime hanno condiviso.
Ci sono anche due foto.
La prima ci mostra la piazza del paese di Monreale, dove è ambientata la storia.
Quella successiva ci mette di fronte a un volto: quello di Salvatore Li Vecchi, l’uomo semplice e buono al quale Patty vuole rendere omaggio.
Siamo nella Monreale degli anni 70. L’ambientazione che l’autrice tesse con cura ci trasporta lungo le strade del paese, consumate dal passaggio del tempo, per assistere con gli occhi della mente alle varie scene proposte, denotando un buon uso delle tecniche narrative.
Non è sempre facile restituire un immagine attraverso le parole.
Ben dosati i flashback, grazie a quali Salvatore, protagonista indiscusso di questa straziante storia, diventa reale al punto da poterlo vedere.
Piccolo di statura e piegato dalle avversità, cammina appoggiato al suo fidato bastone, regalo di un destino troppo duro con lui che invece avrebbe voluto dare sempre di più alla moglie e i quattro figli.
Interessante dal punto di vista storico leggere come, una ad una, entrino a far parte della famiglia Li Vecchi, e del mondo circostante, le novità del tempo: i nuovi pullman, la lavatrice, la televisione, regalando a tutti uno stile di vita man mano più decoroso unito al moltiplicarsi dei lavoretti che Don Totò riusciva a trovare grazie al suo sorriso, serietà e buon cuore.
Un testo di una potenza unica, condito da forti emozioni che scuoto l’anima fin nelle viscere.
Ulteriore punto di forza sono le varie foto che si incontrano lungo tutta la narrazione , testimonianza tangibile delle persone e dei luoghi che popolano questa biografia dolce amara.
È stato bello potersi perdere nei dettagli dei loro volti, ha reso il tutto molto più familiare.
La scrittura semplice, adattata ai personaggi e al contesto temporale, unita alla cura dei particolari da parte dell’autrice, regala veridicità alla storia arricchita anche da parole in dialetto.
Le ultime pagine ci prendono per mano e ci trasportano dal passato al presente con tutta la malinconia e l’amore possibile che trascende tempo e spazio: quello tra un padre e sua figlia.
Un testo che mi ha fatto riflettere molto sui rapporti familiari non sempre facili e sulle usanze del tempo, e che lancia un messaggio ben preciso: accettare le persone per quello che sono senza tarpargli le ali.
Perdonare non è facile, ma non impossibile.
Brava Patty, un altro capolavoro… che forse avrebbe meritano più cura nelle ultime fasi di editing e correzione così da eliminare ripetizioni, frasi slegate e sviste di punteggiatura che rallentano la lettura pur non togliendo la magia.
4 stelle.
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