La preghiera del peccatore
Grika Vernizzi

Dati per la segnalazione de “La Preghiera del Peccatore”
Serie: Evadne Invicta (vol. 1)
Genere: fantasy storico
Editore: Independently published (26 aprile 2021)
Copertina flessibile: 356 pagine
ISBN-13: 979-8657708974
Disponibile anche in versione ebook
Sinossi:
Nord Sardegna, settembre 2006: Lucia, diciannovenne spensierata, curiosa e amante dei miti e delle leggende, conduce la propria vita in compagnia di amici. L’incontro con un giovane ragazzo di nome Talos la porterà a scoprire fiere creature sopravvissute al Mito, arcani segreti di un misterioso monarca pagano fuggito dal suo regno e di un alchimista del VI secolo dopo Cristo esiliato da Costantinopoli e rifugiatosi nell’antica Forum Traiani, limes tra il mondo romano e quello pagano… Romanzo fantasy storico-contemporaneo ambientato nella misteriosa Sardegna tardoantica e moderna, tra civiltà perdute ed esseri mitologici letali.
Sono già disponibili su Amazon:
“Evadne Invicta. La Preghiera del Peccatore (vol. 1)”, cartaceo ed ebook
“Evadne Invicta. Il Re della città (vol. 2)”, cartaceo ed ebook
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“La Signora del Mediterraneo”, cartaceo ed ebook
“The Salty Sea Dog”, cartaceo ed ebook
“Avventure e Racconti di mare”, solo cartaceo
Erika è raggiungibile su
– https://www.facebook.com/thesinnerprayer
– https://www.instagram.com/talosmunera/
Estratti
Il mite sole invernale brillava nel cielo, scaldando le aride e desolate campagne granitiche della Gallura.
Poco lontano dalla zona chiamata Campu Maiore, nella frazione di Rudalza, una squadra archeologica dell’Università di Sassari era al lavoro su alcuni ritrovamenti significativi in quella che un tempo era chiamata Villa Maior.
La temperatura atmosferica si aggirava attorno ai quindici gradi, un clima ideale per lavorare e scavare; Claudio sfoggiava una lunga coda di cavallo color rame dagli intensi riflessi rossi e una giacca di jeans scura sotto il giubbotto giallo catarifrangente, totalmente impolverato. Un giovane assistente non resistette a toccare la folta chioma, libera dal casco di sicurezza.
«Oh, ma come fai ad avere questi capelli? Sono troppo belli, eja!»
«Sangue fenicio nelle vene!» rispose scherzando.
«Speriamo di trovare qualche cosa… qui è tutto sassi!» borbottò un altro studente, mentre Claudio sorrise.
«Avete giocato a troppi videogiochi… la vita dell’archeologo è tutta polvere, polvere e ancora polvere! Insieme a tanto studio, ovviamente.» terminò la birra.
«Allora… Villa Maior è un antico centro della curatoria di Monti, corrispondente all’attuale Golfo di Olbia. All’epoca questa zona faceva parte del Giudicato di Gallura ed Olbia si chiamava Civita o Phausania. Che cosa sappiamo di Villa Maior? Che fu abbandonata e non più trovata. Secondo lo storico ottocentesco Vittorio Angius, Villa Maior era situata in un’altra località, Cannareddu e non qui, a Campu Maiore. Nella fitta boscaglia lungo il versante orientale del Monte Ladu, vicino alla famosa spiaggia di Marinella, erano visibili rovine di abitazioni e di una chiesa risalenti all’Alto Medioevo. Villa Maior contava circa 150 abitanti e le attività principali erano la pastorizia e l’estrazione del sale.» spiegò Claudio, citando lo storico.
[“La Preghiera del Peccatore”, capitolo 18 “Villa Maior”]
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«E così sei tu il nuovo arrivato… discendi dai tritoni eredi dell’antica civiltà ellenica, giusto?» chiese l’anziano ammiraglio ad un Talos titubante.
«Sapete molte cose… Lucia mi ha parlato di voi e dell’armatura che nascondete in casa.»
L’ammiraglio mostrò una fotografia del reperto, notando l’espressione preoccupata di Talos.
«Risale a metà del VI secolo, durante la dominazione bizantina della Sardegna.»
«Metà VI secolo?! Ma non è possibile! I rapporti tra le nostre città e la terraferma si sono interrotti con la salita al trono di Giustiniano. Anzi, forse addirittura con Teodosio e il suo fottuto Editto! Ed ora mi stai dicendo che esistevano tritoni che militavano per i Cristiani?! Quindi l’affresco della chiesa abbandonata è vero!» Talos era talmente sconvolto che dimenticò le buone maniere e passò ad un più confidenziale tu.
«Non credo… non tutta la Sardegna dell’epoca era in mano bizantina. Nell’antica Forum Traiani esisteva il confine tra il mondo cristiano e quello pagano. Tu ti riferisci alla chiesa di San Lussorio, giusto?»
«Forum Traiani?! Fordongianus? I miei provengono da lì!» intervenne Lucia. Talos guardò l’ammiraglio.
«Quel posto è la chiave di tutto.»
«All’epoca i bizantini del comandante Zabarda erano di stanza a Forum Traiani e combattevano contro il capo dei pagani dell’isola, Hospiton. E a Costantinopoli comandava l’imperatore Maurizio… direi che molti tritoni hanno continuato a frequentare questo posto nonostante il vostro divieto.»
Talos rimase in silenzio a riflettere.
«Ho letto che i bizantini fondarono una Prefettura del pretorio d’Africa, che comprendeva quest’isola e un’altra città molto importante…» si fermò, guardando prima Lucia e poi l’ammiraglio.
«Cartagine. E quindi Tartessos… L’imperatore Maurizio visse quasi vent’anni dopo Giustiniano. Quindi, a conti fatti, i tritoni di Tartessos continuavano ad avere rapporti con la terraferma da decenni.» ringhiò, deluso e arrabbiato. I tritoni presenti sull’isola erano loro.
Lucia riconobbe il ragazzo che aveva incontrato davanti alla biblioteca, ma il suo aspetto era leggermente differente. Lunghi capelli color rame dagli intensi riflessi rossi si muovevano al vento.
«Siete arrivati.» disse il giovane.
«Ma tu sei chiaramente un… un mezzo-tritone! Chi cazzo sei?!» ringhiò Talos, visibilmente irato.
«Non sono tuo nemico, Talos Trimenode.» ed indicò delle panche usate dai fedeli per ascoltare la messa.
«Sedetevi, vi spiegherò un paio di cose.»
I tre obbedirono. Il giovane parlò.
«Come avrete già capito, su quest’isola esistono discendenti dei tritoni di Tartessos e della stessa Evadne… questa terra ha visto combattersi romani e punici prima, romani e barbaricini dopo. I tritoni di Tartessos hanno continuato ad avere rapporti con questa terra, ma non tutti allo stesso modo.»
«Cosa intendi dire?» Talos era visibilmente agitato.
«Intendo dire che i tritoni di Tartessos hanno colonizzato queste terre da secoli… e non solo loro: anche tritoni di Evadne ed altre città. Molti di loro hanno abbracciato la causa barbaricina, altri quella bizantina, altri ancora quella degli Omayyadi che avevano conquistato Cartagine. Si sono uniti alle genti del luogo, creando colonie e convertendosi al credo cristiano. Mentre altri decisero di tornare alle origini.»
«Ovvero… alla madrepatria e ai punici. Ripristinare gli antichi culti pagani proibiti da Teodosio e Giustiniano» Talos tremò.
«Esatto. I tritoni rimasti qui furono esiliati dalla madrepatria e non ebbero rapporti con Tartessos perché infedeli. I sovrani di Tartessos riuscirono a fare quello che l’imperatore Giuliano sognava per l’impero, ovvero ripristinare l’antica religione. Ti ricordo che Sant’Agostino parlava dell’antica cultura punica e che su quest’isola si è parlato punico fino al II secolo dopo Cristo…»
«Lo so, Agostino d’Ippona era l’ultimo grande esperto del tardo punico, l’idioma che parlano a Tartessos.»
«Questo posto è pieno di tombe puniche, come ben sai, insieme a quelle romane e paleocristiane. E come avrai intuito, non tutti i tritoni eretici riconoscevano l’autorità di Tartessos e quella dei vescovi imperiali… erano simili agli anarchici. Nemmeno i tritoni di Evadne tolleravano quelle regole e sognavano segretamente un ritorno ai principi cari a Diocleziano, volevano assassinare gli imperatori d’oriente.»
L’udienza dell’imperatore fu qualcosa che nessun tritone poteva immaginare: una cerimonia splendente, appariscente e al limite della fantasia umana. Solo Lisicrates osservava quello sfavillante spettacolo con l’occhio dello scienziato ed era incuriosito dalle tecniche utilizzate: un rituale esotico, esoterico, in grado di esaltare l’autocrazia di diritto divino dell’imperatore.
La cerimonia dell’udienza avvenne nella sala della Magnaura, luogo di ricevimento per gli ambasciatori stranieri. L’imperatore era seduto sul trono e davanti ad esso vi era un albero bronzeo laminato in oro abitato da uccelli meccanici; ognuno di essi emetteva un cinguettio diverso a seconda della specie. A guardia del trono vi erano due leoni di bronzo meccanici, in grado di muovere la coda per terra e ruggire aprendo la bocca.
Lisicrates si inchinò tre volte, come da tradizione, vedendo il trono dell’imperatore prima in alto e poi in basso, come sollevato da un argano. Notò che indossava vesti diverse e la cosa lo incuriosì. A differenza sua, i tritoni della sua scorta erano terrorizzati da quelle magie umane.
Nei pressi del sovrano vi era la figura del logotheta, che presentò Lisicrates come Luxorius di Evadne. E il tritone vide per la prima volta Giustiniano, signore e padrone dell’impero. Da quell’uomo dipendeva il suo futuro di re di Evadne.
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